Basilica di San Giovanni in Laterano – 21 aprile 2025
La nostra Diocesi questa sera versa le lacrime di Maria di Magdala. L’amica di Gesù che era uscita “quando era ancora buio” per andare alla tomba di Gesù, cercando lì, in quell’ultimo contatto col suo corpo morto, il conforto della perdita. Tanto amore, lacrime e buio. E sì, la fede pasquale è così: entra nel buio, mentre è ancora buio, raccoglie le lacrime, comprende amando.
E ora anche a noi viene chiesto: perché piangi?
Piangiamo il nostro vescovo, il testimone del Vangelo, l’apostolo della misericordia, il profeta di pace, l’amico dei poveri.
Ci sentiamo sospesi, come pecore senza pastore.
Come Maria di Magdala siamo smarriti senza il suo corpo, la sua voce, i suoi gesti.
Siamo stati il suo popolo, la sua Diocesi, ci ha chiesto di prendere sul serio il dovere di essere esemplari nel seguire il Signore, nella fedeltà al Vangelo.
Ci ha dato l’esempio sconvolgendo linguaggio e stile.
Ci ha chiesto di uscire, di non aspettare la gente, ma di andare a cercarla, soprattutto coloro che non si attendono di essere considerati, desiderati, cercati, e di andare nelle periferie geografiche ed esistenziali.
Ci ha fatto capire che la Parola chiede la nostra carne, e che la missione si fa impastando cuore e Vangelo.
Ci ha chiesto di trasformare la Chiesa in ospedale da campo, di abbracciare il ministero come servizio che cura le ferite. Ho nel cuore la forza della sua insistenza nel ripetere “sempre, sempre, sempre”… per indicare che il perdono è un dono che sconfina.
È stato un Papa che non ha cambiato strada quando si trattava di sporcarsi di fango; e amava ripetere che l’unica volta che è permesso di guardare una persona dall’alto in basso è quando per aiutarla a rialzarsi, la si sta sollevando da terra.
Poveri e migranti sono stati per lui il sacramento di Gesù nel mondo governato dalla globalizzazione dell’indifferenza.
Il mondo avverte il silenzio della sua voce proprio mentre la sua parola era rimasta l’unica capace di non arrendersi al fallimento della ricerca di pace.
Pace è la parola del Risorto, pace è la parola che vince la morte di ogni speranza.
Siamo anche noi nel giardino della sepoltura di Gesù, e vedendo la pietra rimossa, chiediamo di alleggerire il peso che grava sul nostro cuore.
C’è un misterioso disegno nei tempi di Dio. Abbiamo appena celebrato la Pasqua, e siamo stati raggiunti dalla morte del nostro Vescovo, papa Francesco.
A noi viene chiesto di non trattenerlo, come a Maria di Magdala. Di non rimanere dentro la sua morte, ma di lasciarlo andare nel suo ritorno al Padre.
La promessa di essere resi partecipi della Resurrezione di Cristo ci sostiene nella fede, ci permette di sperare, ci consola nel dolore.
Questa tua chiesa che è in Roma, Signore, è stata testimone della grazia del ministero del tuo fedele servitore, papa Francesco, e ti affida ora la promessa che si lascerà ancora guidare dal suo esempio, grati per averlo avuto come nostro pastore.
Baldo Card. Reina